Ospiti immensamente prestigiosi, ma talmente di livello che i contenuti espressi risultano di elitario spessore culturale. Di un valore al quale non siamo abituati. Come sempre non mancano le parentesi di meteorologia e le rubriche satellite e i comici: un Antonio Albanese non troppo in forma e una Littizzetto che vive ancora una volta la fortuna di una collocazione che le permette di ripetere la stessa nota in modo sempre efficace.
In una tv dove l’ospite non ha nulla da dire o ha troppe cose noiose da dire o è solo un nome intrigante ma senza spessore, “Che tempo che fa” si distingue per eccezionalità. Con quel filo di ironia sempre presente e con due vecchi problemi finalmente risolti: il senso di fretta che dava alle interviste e una maggiore rilassatezza nei contenuti rilasciati dagli ospiti, anche in quelli più “scomodi”. Fabio Fazio deve risolvere però ancora il suo ultimo suo difetto, l’essere poco incalzante nelle domande, poste facendo parlare per moltissimi secondi consecutivi gli ospiti e incentivando l’inevitabile deconcentrazione determinata dalla complessità delle risposte. Ricordiamoci che il pubblico più popolare è disabituato ad un linguaggio ricco e culturalmente rilevante e deve poter accedere ai contenuti con maggiore facilità.
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